Alcuni spunti di riflessione attraverso le domande poste a Dacia Maraini da “La Cipolla Gagliarda” e Sandra Landi, scrittrice e saggista fiorentina, in relazione alla sua intervista del 16 marzo sul Corriere della Sera:
Abbiamo letto il suo articolo sul Corriere della sera e ci è sembrato molto interessante lo sdoppiamento (Conrad) come visione di un dialogo con se stessi non sempre puliti, onesti e limpidi, come superficialmente, in condizioni di normalità, ci può sembrare. Dal momento del lockdown quanto di noi abbiamo potuto vedere di ignoto, di oscuro, di sconosciuto?
Dacia Maraini: “Siamo tutti colpevoli di fronte alla cura dell’ambiente, anche se non siamo direttamente implicati, perché abbiamo accettato il sistema senza discutere e protestare. Siamo colpevoli di complicità nella distruzione dell’ambiente che si sta compiendo sotto i nostri occhi ciechi: abbiamo lasciato che si riempissero di cemento le campagne, abbiamo permesso che si estinguessero tante specie preziose con l’uso dissennato dei pesticidi, abbiamo fatto riempire il mare di plastica, avvelenato le acque dei fiumi, creato quei campi di tortura e di sterminio che sono gli allevamenti intensivi. Spero proprio che ci sia un ripensamento. Non siamo i proprietari assoluti della terra e non abbiamo il diritto di distruggere l’ecosistema ai nostri figlie nipoti”.
Purtroppo questo lato viene fuori se è compresso, infatti in questa situazione di forzata permanenza nelle nostre case, le situazioni di violenza si moltiplicano. Abbiamo notizie della drammaticità in cui versano le case di accoglienza per donne che subiscono violenza e vorremmo attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo problema. Può aiutarci con le sue considerazioni o proposte?
Dacia Maraini: “Tutto questo è una delle conseguenze della forzata segregazione. Ma siccome i rifugi per le donne maltrattate e minacciate continuano il loro lavoro, bisogna convincere le donne che vivono sotto minaccia a denunciare , anche se è difficile, ma sarà ancora più difficile continuare a stare vicino a chi le tiene sotto ricatto. La cronaca ci dice che spesso queste minacce sconfinano in vere e proprie mattanze”.
In quale chiave, nel perdono, nella comprensione, nell’accettazione o meglio nel dialogo con l’estraneo che ci abita, vede Lei una risorsa per l’arte per la cultura e per il nostro spirito in questo momento? Dove può portare questo dialogo con l’altra parte di noi, con quel marinaio assassino che tanto ci somiglia?
Dacia Maraini: “E’ sempre bene riconoscere il male che c’è in noi, anche quando ci sentiamo innocenti. Come ho detto prima, anche se innocenti, siamo in qualche modo complici di una situazione in cui si uccidono le donne e si uccide l’ambiente. Bisogna cominciare col dialogo con se stessi per potere poi parlare con gli altri e trovare dei rimedi razionali ed efficaci”.
La civiltà presuppone uno scambio espressivo continuo, si conserva e si moltiplica nel rapporto con gli altri, nell’isolamento rischia di morire nei suoi principi fondamentali, proprio come succede in guerra. Al ritorno alla normalità (quando e come avverrà) ci dobbiamo aspettare una civiltà impoverita?
Dacia Maraini: “Voglio essere ottimista. Voglio pensare che questa reclusione forzata ci aiuterà a riflettere e a capire che dobbiamo cambiare ritmo e passo. Sono bastati pochi giorni di fermo del traffico per vedere l’aria delle città ripulirsi delle polvere sottili e del rumore infernale che le abbrutisce. Forse questo ci aiuterà a usare meno le auto private e molti lavori potranno essere fatti da casa, come si sta facendo ora. Non dico tutti i lavori, ma una parte senz’altro”.
Sandra Landi: Ho spesso giudicato intollerabile l’eccessivo egocentrismo di questa società, in cui ognuno pensa e parla senza ascoltare gli altri, il progressivo rinchiudersi in un monadismo difensivo che vede l’altro come un nemico da cui difendersi. Temo che questa situazione di isolamento accentui tutto ciò, soprattutto perché penso che ogni persona si realizzi a pieno in un rapporto costruttivo con l’altro e che il solipsismo non sia positivo nemmeno per il poeta. Quale il tuo pensiero?
Dacia Maraini: “Penso anch’io che questo sia un paese che non si ama. Tutti si impancano a criticare e dire la propria senza mai ascoltare gli altri. Se potessero, ciascuno farebbe il suo proprio partito di cui eleggerebbe il capo. Un individualismo che frammenta e distrugge. Se questo virus ci farà capire quanto sia importante unirsi, solidarizzare e agire in armonia forse potremo dire che abbiamo imparato qualcosa e che dopo staremo meglio di prima”.
Mentre il Nasdaq Composite fa nuovi massimi storici, le aziende di due protagonisti del mercato, Bezos e Musk realizzano due nuove chiusure a prezzi record, nella storia delle loro quotazioni. E su Twitter tra i due, concorrenti nel mercato dello spazio, si inizia a discutere di monopoli.
“Cosa fare con entrambi i titoli”. Commenti operativi e lettura teorica del futuro andamento delle quotazioni: per fine mese ed oltre. Rw: “da dove , da che prezzo ..e per quanto tempo e perché….. shorterei TSLA (la venderei allo scoperto, senza possederla!)” Invece “AMZN ha spazio per salire verso la soglia dei 2800$ per azione. Futuro split in agenda, si è una soluzione “
” L’indecisione, sul da farsi è rappresentata dalla candela Doji disegnata dal mercato ieri, e visibile come ultima candela a forma di croce,a destra in alto nel grafico giornaliero da ottobre 2019 a ieri, 9 giugno 2020 che allego per facilitare la comprensione dei miei commenti che troverete alla fine del mio articolo.”
Parliamo dell’azienda TSLA guidata dal magnate sudafricano Elon Musk, da un mese padre per la sesta volta di un bambino, chiamato in accordo con la musicista canadese Grimes con il nome: X Æ A-12, …. L’annuncio è stato dato dalla coppia sui rispettivi profili social. La X sarebbe la “variabile incognita” usata in matematica, Æ la pronuncia “elfica” per la sigla dell’intelligenza artificiale A.I., A-12 è il nome di un aeroplano “non violento” prodotto da Lockheed. Infine la A è l’iniziale della canzone preferita, “Archangel”.
E’ Musk che dieci giorni fa ha scritto su twitter: ”Open your eyes, look up to the skies”, queste sono state le sue prime parole dopo il decollo del razzo riutilizzabile Falcon 9 avvenuto con successo, sabato 30 maggio alle 21:22, la capsula Dragon Crew sta ora procedendo verso la ISS.
SpaceX Demo 2 è la prima missione con astronauti della NASA che si avvale del supporto di una società privata: SpaceX appunto. E sono i primi americani a tornare nello spazio con un vettore a stelle e strisce dopo la chiusura del programma Space Shuttle nel 2011.
L’importanza di questo lancio è paragonabile solo a quella delle missioni del Programma Gemini, che anticiparono di pochi anni lo storico allunaggio di Armstrong e Aldrin. L’obiettivo è dimostrare che l’accoppiata pubblico/privato è in grado di portare in tutta sicurezza esseri umani verso la ISS (Stazione Spaziale Internazionale).
Musk ha in mente una enorme creazione di valore, si fa pagare in stock option che hanno 12 scadenze temporali, da raggiungere per obiettivi di crescita. Solo la prima, scaduta 2 mesi fa, ha un valore, se esercitata di 770 milioni di dollari.
TSLA produce auto elettriche in tre stabilimenti: due gli stabilimenti in USA ed uno in Cina In calendario le nuove aperture in Europa, in Germania e presto una Gigafactory in Inghilterra.
Musk segue il progetto dei camion ad idrogeno di Nikola, una star up che da una settimana è quotata nei listini azionari e che ha già raddoppiato il valore del suo prezzo iniziale.
Ogni giorno la stampa internazionale scrive articoli su questa azienda.
Si scrive di tutto: dalle prestazioni delle batterie e della loro usura e delle pratiche di assistenza dell’azienda al manifestarsi del problema, agli incidenti di clienti alla guida di una tsla sulle strade con li malfunzionamento del pilota automatico fino a notizie come quella di ieri, di una class action dal Canada fatta da clienti insoddisfatti ed intentata , “perché le macchine a quel freddo si sverniciano”.
Tutto viene digerito, ignorato, trascurato e nessuno si prende la briga di sommare uno ad uno questi granelli di sabbia, che se visti nel loro insieme, potrebbero rallentare i progetti di Musk o meglio, condizionare il futuro andamento della curva dei prezzi delle quotazioni.
Concludo con il mio commento alla chiusura del giorno della notizia della class action dal Canada: “gli importa una sega al mercato” … che stampò un + 7.26% nella seduta odierna (64 dollari di up son tanti). Era ieri l’altro.
Il commento operativo, un tentativo di prevedere leggendo, il futuro andamento delle curve dei prezzi a partire da TSLA e con qualche cenno ad AMZN .
Esercizio teorico ( da rileggere a fine luglio 2020)
TSLA vi ho mostrato un grafico giornaliero, in basso vedete il tempo, dall’ottobre 2019 ad oggi. In verticale, a destra, vedete i prezzi. ieri aveva chiuso con una chiusura record a 949.92 . Oggi ha realizzato un nuovo massimo ma poi ha chiuso dove aveva aperto, in area $ 940, mantenedendosi sopra per la seconda seduta consecutiva, alla dinamica ascendente rossa, settimanale.
Osservando il grafico, che parte da fine settembre, si comprende che e ad ottobre si poteva comprare una azione TSLA a 230 $ , e che proprio a fine mese, con un gap up , ha preso il via il run up (la corsa al rialzo) verso il primo massimo, realizzato a 969 dollari nel febbraio 2020 ….
Il grafico si arresta alla chiusura di ieri sera, 8 giugno 2020, disegnata una candela verde di ampio range, un bel marabozu di 64,26 $ di range (con salita costante tutta la seduta sui 15 minuti e potenza alla chiusura eseguita sulla forza). Oggi in apertura, il prezzo apparirà determinante solo se sarà in gap up, oppure assisteremo ad una terza seduta di consolidamento sopra la dinamica ascendente rossa settimanale, e dopo il break up convinto della rossa a 927/930 area che due sedute è stata conquistata e mantenuta , oggi torna ad essere un’area calda e diviene il primo supporto.
Il secondo supporto sta a 917.42. Ci saranno vendite e pullback teorici da eseguire da sopra verso il basso, ma da domani saranno poi possibili nuovi gap up in direzione di $ 969 prima con altro spazio fino a 985$ che rappresenterebbe per Tesla un nuovo massimo assoluto teorico in arrivo. E non rimarrebbe l’unico in arrivo. Ne sono possibili altri nei prossimi giorni , altri massimi frazionali si potranno vedere, sempre tesi a sfruculiare l’importantissima soglia psicologica dei 1000$ ma facendo fatica ed incontrando ostacoli ad arrivarci. Sogno ad occhi aperti un bel close futuro a $ 996,66. [con a supporto un clima di entusiasmo e di notizie favorevoli a società collegate a Musk come Nikola, la start up quotata il 3 giugno 2020 nei mercati azionari] Da oggi 10 giugno fino al 25 circa, sono possibili quindi numerose candele piccole che rimangono sotto la dinamica ascendente gialla che nel frattempo arriverà all’altezza della soglia dei 1000$, da dove si potrebbe manifestare una prima nuova improvvisa accellerazione al rialzo. Da quel momento, e solo successivamente, si potrà assistere alla ricerca di una seconda accellerazione dal target molto in alto verso la retta ascendente gialla superiore che oggi transita intorno al prezzo di $ 1140/1125). Un livello di prezzo importante da dove partire, per cercare di trovare il prezzo preciso del massimo della candela mensile di giugno. Massimo che ci sarà e che va solo individuato con più precisione possibile. Tentativo che se riuscisse, sarebbe fruttuoso. Da più alto possibile, con meno rischi possibili e quindi anche con quantità gestibili, senza andare in affanno per aver esagerato nelle size. Uno stop loss, va pensato bene.
Ma l’idea di per se, è buona, perchè si potrà/potrebbe pensare in ottica fine secondo trimestre, ed inizio mese nuovo, estate, di vedere prezzi più bassi e quindi ecco che vendere allo scoperto, su un presunto massimo trimestrale (atteso tra il 20 ed il 25 giugno) con una operazione short impostata come posizione multiday potrebbe essere molto profittevole fin dopo qualche settimana averla aperta.
Ma fino a quanto? ( e di conseguenza, per quanto tempo rimane apertà?)
Dal massimo teorico di questo trimestre, il prezzo potrà arretrare nelle ultime sedute prima della chiusura al 30 giugno. Ed anche nelle prime del nuovo trimestre che apre dal 1m luglio. L’idea di base è che si torni a consolidare sui 900/700 di range.
la teoria ed alcuni rilievi empirici per misurarla, ci dicono che Iniziato il nuovo trimestre ci sta un pull back, un test, dall’alto verso il basso, sulla retta ascendente BLU in area 560$.
Tesla ad inizio terzo trimestre, troverà la sua ema 10 trimestrale in area 500 $ e la sua ema 10 mensile intorno a 630/650 $.
Questo ci insegna la teoria, di utile da mettere in pratica.
Si parla di un range teorico da sopra 1111 a 555 ( a volerlo fare tutto, disciplinati, anche con una sola azione posseduta.)
Ecco che iniziare a pensare di vendere allo scoperto TSLA in direzione, verso 900$
si può iniziare a pensare di shortare solo da sopra 1111 $ [a 1126/1150 $ il target grafico naturale], , e si può pensare di farlo a partire da questi prezzi se realizzati nelle ultime 9/6 sedute del mese, a cercare il top di giugno, sapendo anche che graficamente, dilatando il tempo anche al terzo trimestre, ci sta una puntata a 560$ nei mesi successivi, e che quindi questa una operazione teoricamente plausibile. Ed allora , iniziamo a pensarlo per poi essere pronti a farlo al momento che accadrà. Un articolo che stimola al pensiero, la preparazione è la chiave del successo.
La mia esperienza mi dice che al Market maker conviene, stare su in alto più tempo possibile a prezzi “mantenuti” costanti in trend, lo scopo è quello di, distribuire azioni a prezzi più alti possibili e poi per fine mese scendere, allontanarsi, anche bruscamente e velocemente da quei livelli.
Prendiamo 1111 come riferimento, da sopra, si shorta con giudizio e stop loss mentali certi. (1160/1200. Scelta la soglia, scelte le modalità di ingresso (½/3/5 ingressi frazionati in giorni diversi) lo stop mentale certo è la decisione di uscire dal mercato a quel momento, a quel prezzo, perchè a tuo parere non ci sarebbe dovuto arrivare, in quel momento, con quelle modalità e la nostra lettura va rivista, aggiornata. Lo facciamo meglio da fuori, lucidi, pronti a riposizionarci, avendo chiaro in testa, la NUOVA lettura che la realtà ti impone. Lo stop va applicato sempre. Va evitato di prendere in faccia l’ipotesi di una terza onda di Eliott con target della leg a 1500$ per azione, ad esempio ) Se la nostra lettura teorica verrà invece confermata, poi, nel trimestre nuovo, dal 1 luglio / al 30 settembre, il prezzo potrà oscillare di nuovo tra 1100 (attesi a giugno) e 900 ma poi potranno scendere a fare il minimo sulla tratteggiata BLU in area 555/ 620 euro dove si trova anche ema 10 mensile (Ecco che un passaggio rapido a questi prezzi, rappresenterebbe/sarebbe anche un TEST per il prezzo che ha spazio con la nuova candela mensile in formazione fino alla sua media a 10 periodi)).
E’ tutto teoricamente possibile, anzi, legittimo e dovuto ed atteso da un mercato serio.
Mi chiedono: Lo faranno?(Guardate cosa hanno fatto dal massimo di 969 di febbraio ed il minimo a 350 di marzo ). La mia risposta, “lo hanno già fatto e lo potrebbero fare ancora(ma questa volta non fino a 350 ma “solo” fino a 555 $ area).
Su AMZN, diretta concorrente di Musk per la corsa al mercato spaziale, il trend dice 2750/2800$ sul mirino, avremo nuovi massimi giornalieri spesso nelle prossime settimane. “L’argomento trattato pubblicamente da Musk su twitter, infiamma i talk show: ascolta nella trasmissione the ticker di yahoo https://www.youtube.com/watch?v=ePkf_WhXQiI
la battaglia fra i due leader che puntano a dominare lo spazio con SpaceX e Blue Origin è stata apertamente dichiarata.
Si aprono scenari diversi, vedremo nelle prossime settimane come Bezos interagirà.
IL MOSAICO, IN BUONO STATO DI CONSERVAZIONE, APPARTIENE A UNA VILLA ROMANA DEL III SECOLO D.C. UBICATA SOTTO LE VIGNE NEL COMUNE DI NEGRAR DI VALPOLICELLA. GLI ARCHEOLOGI STANNO LAVORANDO PER DEFINIRE DIMENSIONI E PRECISA UBICAZIONE DELLA VILLA
Scavi archeologici a Negrar di Valpolicella – Foto Facebook Comune di Negrar di Valpolicella (dettaglio)
“Vinum bonum laetificat cor hominis” (“Il buon vino allieta il cuore degli uomini”), dicevano i Romani, e a quanto pare giova anche alle scoperte archeologiche: sotto i vigneti di Valpolicella nel del comune di Negrar, in provincia di Verona, sono tornati alla luce i mosaici della pavimentazione di una villa romana del III secolo d.C. Il mosaico, ben conservato, presenta motivi a incastri dai vivaci colori blu e vermiglio, ed è un ulteriore tassello che va ad aggiungersi alle scoperte fatte finora sul sito archeologico: la scoperta della villa romana sotto i vigneti della Valpolicella risale infatti agli anni Venti del Novecento, mentre il più recente lavoro di scavo è dell’estate del 2019, occasione in cui sono state individuate diverse aree della struttura architettonica e della pavimentazione dell’antica villa.
“Dopo innumerevoli decenni di tentativi falliti, finalmente è stata riportata alla luce parte della pavimentazione e delle fondamenta della villa romana ubicata a nord del capoluogo, scoperta dagli studiosi oltre un secolo fa”, si legge in una nota del Comune di Negrar. “I tecnici della Soprintendenza di Verona, con un carotaggio mirato del suolo, stanno parzialmente scoprendo i resti del manufatto ancora presenti sotto alcuni metri di terra, con un obiettivo preciso: identificare l’esatta estensione e la esatta collocazione della antica costruzione”. Dopo quelli condotti nel 1922, una seconda serie di scavi è stata effettuata nel 1975; per decenni poi il sito è caduto nell’oblio. Nell’estate 2019 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona, con la direzione dell’archeologo Gianni de Zuccato (lo scavo è stato realizzato dalla SAP – Società Archeologica Padana), è tornata a scavare in diverse aree del terreno privato in cui è emersa la presenza della villa romana, trovando “muri, una pavimentazione con lastre di pietra e tre gradini, appartenenti probabilmente a un settore di servizio della residenza”, dichiarava de Zuccato a L’Arena, per poi scoprire una porzione della pavimentazione a mosaico a motivi geometrici: “potrebbe trattarsi del lato meridionale di un ampio portico colonnato, un peristilio, forse aperto su un giardino interno”, continuava de Zuccato.
LA SCOPERTA DELLA PAVIMENTAZIONE A MOSAICO A NEGRAR DI VALPOLICELLA
Interrotti a causa del lockdown da Coronavirus, gli scavi sotto i vigneti di Negrar sono stati ripresi all’inizio di maggio, riservando agli archeologi la scoperta delle fondamenta e di un mosaico pavimentale della villa in buone condizioni di conservazione. Questo nuovo elemento si aggiunge agli altri dati già in possesso dei tecnici per capire la precisa collocazione della villa e le sue dimensioni. “Successivamente, la Soprintendenza si raccorderà con i proprietari dell’area e con il Comune per individuare le modalità più adeguate per rendere disponibile e visitabile questo tesoro archeologico nascosto da sempre sotto i nostri piedi”, continua la nota del Comune di Negrar, sottolineando l’urgenza di rendere fruibile il sito al pubblico. Esiste però un altro tipo di urgenza: “il risultato non arriverà a breve e occorreranno risorse rilevanti. Ma è importante, finalmente, tracciare la strada”. I terreni in cui si trova la villa sono di proprietà privata e, come dichiarato lo scorso anno dal sindaco di Negrar Roberto Grison, “hanno capito l’importanza dell’intervento e dimostrato la loro disponibilità”, favorendo così la realizzazione degli scavi sotto i vigneti. In futuro la Valpolicella potrebbe così trasformarsi, da attrazione enologica e paesaggistica, a sito di interesse archeologico aperto al vasto pubblico.
La sorveglianza digitale di massa evidenzia numerose criticità. Occorre bilanciare il diritto alla salute con le libertà fondamentali, con l’ausilio di soluzione tecniche che consentano la minore invasività possibile e ai cittadini di ritrovarsi nella condizione in cui versavano in epoca anteriore all’utilizzo della soluzione. Ferve il dibattito sull’introduzione della nuova applicazione governativa da installare sui dispositivi di telefonia mobile per allertare le persone entrate in contatto con soggetti positivi al covid-19 e la tutela del diritto al corretto trattamento dei dati che saranno ricavati. Le diverse posizioni assunte sul tema hanno fatto registrare concezioni differenziate dei rapporti tra tutela della salute e diritto alla protezione dei dati personali, con sfumature e accenti diversi, ricompresi tra le tesi estreme che si potrebbero definire, da un lato, quella della gerarchia dei diritti fondamentali, in cui il diritto alla riservatezza è stato inteso come recessivo rispetto al diritto alla salute, dall’altro lato, quella dell’incomprimibilità dei diritti fondamentali neppure in fase di emergenza, in mancanza di una disciplina di riferimento diretta ad affrontare proprio le situazioni emergenziali. Com’è noto, le norme in materia di protezione dei dati personali sono il Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e il Decreto Legislativo 196/2003 (nel testo modificato dal D.Lgs. 101/2018). Il Governo ha evitato di percorrere soluzioni avventurose di deroga sostanziale rispetto alle norme richiamate ed è approdato con l’art.6 del d.l. n. 28/2020 ad una regolamentazione ritenuta garantista: la disciplina è stata emanata con un atto avente forza di legge, l’installazione dell’applicazione di tracciamento è su base volontaria senza conseguenze pregiudizievoli per i soggetti che non aderiscono al programma, i dati raccolti sono pseudonimizzati, gli stessi dati sono conservati fino alla durata dell’emergenza e poi cancellati, la loro gestione è affidata ad una piattaforma di titolarità pubblica, è esclusa la geolocalizzazione dei singoli utenti. La questione delle garanzie giuridiche sembra apparentemente risolta, ma un punto cruciale rimane il conflitto tra i valori costituzionali in gioco, quando si sposta l’angolo visuale anche al tema delle sanzioni che potranno essere ricondotte a comportamenti devianti sia rispetto alle misure di isolamento con finalità di prevenzione del contagio sia in relazione al programma di tracciamento dei contatti recentemente introdotto. Rimangono alcuni fondamentali interrogativi, a cui sarà necessario fornire una risposta, per l’incidenza concreta che potrebbero avere nella nostra vita quotidiana. Sulla disciplina penale applicabile, rileva la qualificazione della posizione del cittadino in isolamento domiciliare che sia venuto in relazione con altri soggetti e sia stato scoperto per effetto del contact tracing, pur senza poter procedere alla sua geolocalizzazione. In tal caso, attraverso l’utilizzo giudiziale dei dati raccolti con l’applicativo, qualora tale soggetto sia identificabile e non sia in grado di fornire la prova di non aver violato l’isolamento, è destinata a trovare attuazione la previsione dell’illecito penale così come configurato dall’art.4, comma 6, del d.l. n.19/2020 ovvero del reato di “inottemperanza alla misura della quarantena da Covid-19”, che punisce la “violazione della misura di cui all’articolo 1, comma 2, lettera e)” , con un rinvio quod penam all’art. 260 del testo unico delle leggi sanitarie, “salvo che il fatto costituisca violazione dell’articolo 452 del codice penale o comunque più grave reato”. Invece, una volta scaricata l’applicazione sul dispositivo di telefonia mobile, nell’ipotesi di inadempimento anche diffuso all’obbligo di tracciamento o di artificiosa sottrazione all’obbligo medesimo da parte di utenti che potrebbero utilizzare in maniera anomala il dispositivo spegnendolo in taluni momenti o separandosene, è possibile ricondurre tali ipotesi nell’ambito di applicazione dell’art.260 del testo unico delle leggi sanitarie, r.d. 27 luglio 1934 n. 1252 (mancata osservanza di un ordine legalmente dato nella materia in esame)? L’art. 260 t.u. sanitario, come è noto, sanziona l’inottemperanza agli ordini dati per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell’uomo. Per stabilire se un determinato provvedimento possa essere qualificato come ordine occorre riferirsi al suo contenuto intrinseco e al suo aspetto formale, tenendo presente che costituiscono ordini i provvedimenti con i quali la p.a. impone obblighi di dare, di fare o di non fare. Tuttavia, nella vicenda in esame, essendo stato previsto il tracciamento dei contatti mediante l’installazione dell’applicazione su base volontaria, il consenso dell’utente è la condizione per l’applicabilità della legge. In concreto, in un’ottica negoziale, il consenso dell’utente è una manifestazione di volontà ad aderire alle condizioni previste dalla legge per usufruire della prestazione, pur trattandosi di negozi disciplinati dalla legge e non dalla volontà delle parti, cosiddetti a fonte eteronoma. Deve ritenersi che l’avvenuta prestazione del consenso da parte dell’utente sia revocabile, in conformità con quanto previsto dal GPDR, ma non sia modulabile in modo diverso rispetto alle previsioni normative sul contact tracing, non essendo negoziabile il contenuto dell’adesione al relativo programma. Ma è sufficiente la prestazione del consenso al fine di sottoporsi al programma in esame per considerare che si sia determinato un ordine impartito dall’autorità, alla cui violazione consegue l’applicazione della sanzione penale prevista dall’art. 260 del testo unico delle leggi sanitarie? Pur considerando il principio dell’inapplicabilità della disposizione di cui all’art. 260 del testo unico sanitario alle ipotesi di violazione di norme generali e astratte ovvero a quelle in cui i destinatari del provvedimento amministrativo violato non siano determinati e/o determinabili, occorre tener conto che Cassazione penale, sez. VI, 22/01/1982. in questo caso il precetto normativo si individualizza subito dopo la prestazione del consenso da parte di ciascun utente, facendo scattare gli obblighi di adempimento previsti dal programma di contact tracing. Con la conseguenza che rimane il problema di come inquadrare le conseguenze dell’eventuale violazione dell’obbligo che il cittadino è incentivato ad assumersi, quando egli, ad esempio, spenga il telefono durante determinate fasce orarie o non lo porti con sé, risultando, peraltro, molto difficile l’accertamento del carattere doloso o anche solo gravemente colposo della condotta, perché il telefono potrebbe spegnersi per incolpevole esaurimento della carica oppure potrebbe essere stato dimenticato a casa, oppure potrebbe trovarsi in una posizione di assenza di campo. Tuttavia, solo uno specifico intervento normativo potrebbe determinare l’applicazione di sanzioni, giacché il principio della riserva di legge non consente interpretazioni estensive della fattispecie esistente disciplinate dall’art. 260 del t.u. delle leggi sanitarie ad ipotesi in cui gli obblighi non discendono da un atto di natura pubblicistica impositivo di prescrizioni, bensì da un atto di adesione volontaria di natura negoziale al programma di tracciamento dei contatti. Rimangono, tuttavia, ulteriori due questioni di rilevante portata da affrontare costituiti, da un lato, dal problema dei contatti falsamente positivi e, dall’altro, della tutela della protezione dei dati personali dal rischio di intromissioni, di manipolazioni e di utilizzo illecito. In relazione alla prima di tali questioni, è stato ipotizzato come potrebbe essere verosimile la rilevazione del contatto positivo, quando ci si avvicini a soggetti portatori del virus, ma il contatto debba ritenersi innocuo perché protetto da uno schermo di vetro o di plexiglass. Il tema, tuttavia, è di portata più generale ed è legato alla trasparenza del funzionamento del sistema di rilevazione dei contatti, perché una sua valutazione in tal senso potrebbe essere richiesta in sede di procedimento o di giudizio penale, qualora si ritenesse di mettere in discussione il presupposto che ha determinato l’isolamento di colui che è venuto falsamente in contatto con un soggetto positivo, nel caso in cui si proceda proprio per la violazione del “divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione”, secondo la disciplina sopra richiamata o in sede di giudizio amministrativo per contestare la legittimità del provvedimento che dispone la quarantena. Al riguardo non può esserci alcun dubbio che il software delle tecnologie da adottare debba essere disponibile pubblicamente, con il codice sorgente completo e con licenza di software libero, e, quindi, liberamente verificabile da parte di chiunque e deve rispettare i più alti standard di sicurezza informatica in modo tale da consentire, qualora necessario, il controllo sulle modalità di avvenuto contatto con un soggetto positivo al virus. Il Codice dell’amministrazione digitale all’art. 69, comma 1, nell’ipotesi specifica di riuso del software, definisce, comunque, l’obbligo per le pubbliche amministrazioni titolari di software realizzato su specifiche indicazioni del committente pubblico, «di rendere disponibile il relativo codice sorgente, completo della documentazione e rilasciato in repertorio pubblico sotto licenza aperta, in uso gratuito ad altre pubbliche amministrazioni o ai soggetti giuridici che intendano adattarli alle proprie esigenze». Tale indicazione normativa può ritenersi espressione di un principio più generale, secondo cui la caratteristica centrale nella decisione automatizzata deve essere quella della sua “explainability”, attraverso l’individuazione di strumenti che consentano di interpretarne il codice sorgente così da poter ricostruire i passaggi logici che lo compongono. Per quanto concerne il software che gestisce il programma di contact tracing il legislatore, recependo il contenuto della “Lettera ai decisori” del 20 aprile 2020 promossa dal Centro Nexa del Politecnico di Torino, all’art.6 del D.L. n.28/2020 dà atto che il sistema acquisito per tale programma è a licenza aperta, a cui, quindi, non può non trovare applicazione il principio espresso anche dal codice dell’amministrazione digitale nella disciplina sopra richiamata. Il tema è quello del controllo del processo decisionale dell’amministrazione, quando lo stesso avviene mediante l’utilizzo di una procedura digitale ed attraverso un “algoritmo” ovvero di una sequenza ordinata di operazioni di calcolo, come nel caso del contact tracing. In questa, come in altre ipotesi, la gestione dell’interesse pubblico è affidata a procedure seriali o standardizzate, implicanti l’acquisizione di dati certi ed oggettivamente comprovabili e l’assenza di ogni apprezzamento discrezionale. Ciò è, stato ritenuto in una recente pronuncia del Consiglio di Stato conforme ai canoni di efficienza ed economicità dell’azione amministrativa (art. 1 l. 241/90), i quali, secondo il principio costituzionale di buon andamento dell’azione amministrativa (art. 97 Cost.), impongono all’amministrazione il conseguimento dei propri fini con il minor dispendio di mezzi e risorse e attraverso lo snellimento e l’accelerazione dell’iter procedimentale. Tuttavia, il ricorso a tali sistemi non può portare all’ elusione dei princìpi che regolano lo svolgersi dell’attività amministrativa. La regola tecnica che governa ciascun algoritmo resta pur sempre una regola amministrativa generale, costruita dall’uomo e possiede una piena valenza giuridica e amministrativa, anche se viene declinata in forma matematica. Essa deve, pertanto, essere sottoposta ai principi generali dell’attività amministrativa, come quelli di pubblicità e trasparenza (art. 1 l. 241/90), di ragionevolezza e di proporzionalità. In definitiva, dunque, l’algoritmo, quale elemento essenziale del software, deve essere considerato a tutti gli effetti come un “atto amministrativo informatico” e, pertanto, deve essere pienamente conoscibile, anche se trattasi di una regola espressa in un linguaggio differente da quello giuridico. Al cittadino, pertanto, non può essere precluso di conoscere le modalità con le quali è stata in concreto assunta una decisione destinata a ripercuotersi sulla sua sfera giuridica, per di più in senso fortemente limitativo. Con l’effetto di dover rendere il processo informatico conoscibile in tutte le sue componenti: dalla sua costruzione, all’inserimento dei dati, alla loro validità, alla loro gestione. Ciò introduce, peraltro, la seconda delle questioni sopra indicate ovvero l’eventualità che i dati oggetto di trattamento, al verificarsi di un data breach, siano in grado di reidentificare un interessato e associargli un dato particolare quale l’aver effettuato un tampone con un determinato esito. La task force degli esperti nominati dal Governo, al fine di regolamentare la fase 2 dell’emergenza sanitaria aveva auspicato che il decreto legge che avrebbe dovuto introdurre il programma di contact tracing avrebbe dovuto precisare: 1) l’obbligo del gestore del server proxy di procedere alla immediata cancellazione di ogni associazione tra ID dell’applicazione e IP di invio dei dati; 2) l’obbligo di adozione di misure tecniche Sezione Sesta,13 dicembre 2019, n. 8472. ed organizzative tali da impedire la memorizzazione dell’associazione tra identità della persona fisica e ID dell’installazione dell’app all’atto dell’inserimento delle positività da parte del personale sanitario. La misura suggerita è stata quella della variazione periodica e casuale dell’ID anonimo dell’applicazione. Ciò non si rinviene nella disciplina introdotta di recente dal legislatore, ma si auspica che accada, giacché i dati trattati ai fini dell’esercizio del sistema devono essere “resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato”, come previsto dal Considerando 26 del GDPR, occorrendo misure tecniche ed organizzative che minimizzino i rischi di reidentificazione in ogni fase di vita del sistema. Infine, non deve in alcun modo essere sottovalutato il problema di come si potrà tornare alla normalità una volta finita l’emergenza, distruggendo in modo sicuro i dati acquisiti. L’esigenza specifica è che tutti i dati, con l’eccezione di quelli aggregati in modo anonimo a fini di ricerca o statistici, siano cancellati, senza alcun pregiudizio per tutti i cittadini, i quali dovranno ritrovarsi nella condizione in cui versavano in epoca anteriore all’utilizzo della soluzione. In una recente intervista Yuval Noah Harari ha dichiarato che è necessario istituire un organismo di controllo indipendente sulla gestione dei dati acquisiti mediante i programmi di contact tracing, anche alla luce di alcune esperienze problematiche da parte di alcuni paesi che ne hanno fatto ricorso. L’auspicio è che si vada in questa direzione e che non vi siano tentazioni di ripristinare sistemi come quelli introdotti in sede europea con la direttiva denominata data retention sul periodo di conservazione dei dati delle conversazioni telefoniche e del traffico telematico per ragioni di giustizia, adottata dopo gli attentati di Londra e di Madrid del 2004 e del 2005 su cui la Corte di Giustizia con la pronuncia dell’8 aprile 2014 è intervenuta dichiarandola invalida, ritenendo illegittima la sorveglianza digitale di massa. È proprio da qui che bisognerebbe ripartire per bilanciare il diritto alla salute con le libertà fondamentali, nella consapevolezza che non vale il principio affermato di recente dall’economista americano Garett Jones in un recente saggio, secondo cui un 10% in meno di democrazia risolverebbe molti dei nostri problemi. La tesi “less is more” in democrazia non vale, perché di democrazia non ce n’è mai abbastanza. 9.05.20
di Michele Passione* Ristretti Orizzonti, 21 maggio 2020
Senza vergogna, tra improvvide citazioni di Beccaria, Montesquieu, Nenni e Giovanni Falcone, si è chiusa in Senato la farsa delle mozioni di sfiducia al Ministro per caso. Ovviamente, in un Paese che conservi un minimo di decenza e consapevolezza del merito delle questioni e dell’operato delle Istituzioni, un atto che chiede all’Aula la verifica sull’operato di un Ministro meriterebbe che su questo si concentrassero le opinioni e i voti. In Italia invece non è così. Ieri in Senato (che qualcuno voleva abolire) si è consumata un’altra pagina vergognosa. La mozione presentata dal centro destra (compatto), sostanzialmente concentrato sul contestare al Ministro dell’ingiustizia le troppe scarcerazioni (centinaia di boss! naturalmente numeri a caso) in questi tempi di pandemia (come se le avesse disposte lui) e (perfino) di aver ceduto alle pressioni di Cosa Nostra sulla mancata nomina al Capo del Dap del Dott. Di Matteo, è stata respinta. Tra i favorevoli, non è mancato chi (Dal Mas, Forza Italia) ha deplorato l’utilizzo di frasi come “buttare la chiave e marcire in galera”, dimentico del fatto che queste sono copyright di un signore che indossava molte felpe dei carabinieri, suo alleato (?) di coalizione, col quale l’attuale Ministro ha condiviso l’ignominia dell’accoglienza in divisa di Cesare Battisti, e tante altre amenità, ma che non merita anche quest’aberratio ictus del forzista con la memoria corta. Basterebbe (e avanzerebbe) la realtà dei fatti. Azioni ed omissioni. Poi c’è Giulia Bongiorno, che uno si chiede come fa. Contesta al Ministro di aver impedito la difesa delle donne e la vanificazione del codice rosso, ma lei i Tribunali li vorrebbe chiudere – di questi tempi – anche perché frequentati da avvocati di ottant’anni, che sono esposti al rischio. Che diamine. Cose così; nel frattempo, ex adverso, l’ex Presidente del Senato, che ora siede in Commissione Anti Mafia, annuncia che loro stanno lavorando alla modifica della disciplina di risulta dalla storica sentenza costituzionale n. 253/2019, sulle preclusioni relative ai permessi premio per i condannati per delitti di cui all’art.4 bis, comma 1, o.p. (accontentiamoci; qualcuno voleva “impugnare la sentenza” della Corte). Altri (la senatrice Rossomando, che di mestiere fa l’Avvocato) contesta il fallimento della riforma dell’ordinamento penitenziario, contro la quale il suo partito (il PD) votò contro, dimentico degli impegni assunti, per viltà e per calcolo (ovviamente finito male). Impossibile riassumerli tutti; tutto scivola via, tra mistificazioni bipartisan di chi invera la realtà. Poi arriva lui, che tutti attendono. Matteo, uno dei due, quello che oggi vale niente numericamente, ma che ogni tanto si veste da Napoleone per vedere l’effetto che fa. La prende larga, “noi siamo diversi”; tra Nenni e Khomeini alla fine però s’accoda (che tutto tornerà utile), ricordando che insomma, quando c’erano loro, Provenzano e Riina sono morti in carcere, che quello era il loro posto. Una miseria; tutti che hanno paura della realtà, e la realtà oggi è questo virus maledetto e un’Italia in mutande, un profluvio di Dpcm e decretazioni di urgenza, ordini del giorno che impegnano al cambiamento di quello che va in Gazzetta Ufficiale e poi (per fortuna) in parte scolora due giorni dopo. La realtà è una ipnosi collettiva del Paese, e il calcolo cinico di chi occupa banchi di un Parlamento che non conta più niente, senza sapere che fare se non galleggiare, attendendo l’autunno e l’assalto ai forni. Una destra becera e forcaiola, un Governo che ancora mantiene in vita gli osceni decreti salviniani (esilarante rivedere le promesse di Zingaretti, di abrogarli/modificarli), che nulla ha cambiato in materia di Giustizia, appaltandone la gestione a un Movimento che ignora totalmente la grammatica giuridica. E qualcuno pensa ancora che valga la pena ragionare con questi, che oggi propongono una Commissione sugli effetti della modifica della disciplina della prescrizione. Una follia. Però c’è una donna, magra e indomita, che qui vogliamo ringraziare; Emma Bonino. La sua mozione, col sostegno di altri, è stata respinta, ma parlava di cose diverse, e guardava all’osso delle cose. “Temo che del merito delle questioni che noi proponiamo non si farà parola”, ha detto, ed è andata così. “Le mele e le arance”, come pronosticato. Lei però le cose le ha dette; ha parlato della continuità del Governo e della continuità della politica della Giustizia, un’endiadi non rassicurante per le sorti del Paese. Ha parlato della Giustizia come lotta politica, come pratica emergenziale, come pretesa punitiva, come logica del sospetto, come manette e galera. Ha ricordato le riforme mancate, quelle necessarie, e quelle varate, uno sconcio nazionale. Lo ha fatto ricordando due persone che ci mancano, e l'(in)giustizia l’hanno raccontata e vissuta; Enzo Tortora e Leonardo Sciascia. Quei nomi in quel momento son stati come una bestemmia in chiesa, uno squillo a un funerale (anche se oggi si applaude anche lì). E noi restiamo qui, e ci chiediamo cosa ancora debba capitare, per scartare di lato, per risalire la china, perché chi crede alle sirene vada a casa, perché il Diritto torni ad essere uno strumento buono per regolare i rapporti sociali, non per regolare i conti. Che non tornano più. *Avvocato