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Tre veli per una Cipolla

Il Primo velo

La Cipolla di WISŁAWA SZYMBORSKA,

La cipolla è un’altra cosa.

Interiora non ne ha.

Completamente cipolla

Fino alla cipollità.

Cipolluta di fuori,

cipollosa fino al cuore,

potrebbe guardarsi dentro

senza provare timore.

In noi ignoto e selve

di pelle appena coperti,

interni d’inferno,

violenta anatomia,

ma nella cipolla – cipolla,

non visceri ritorti.

Lei più e più volte nuda,

fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,

riuscita è la cipolla.

Nell’una ecco sta l’altra,

nella maggiore la minore,

nella seguente la successiva,

cioè la terza e la quarta.

Una centripeta fuga.

Un’eco in coro composta.

La cipolla, d’accordo:

il più bel ventre del mondo.

A propria lode di aureole

da sé si avvolge in tondo.

In noi – grasso, nervi, vene,

muchi e secrezione.

E a noi resta negata

l’idiozia della perfezione.

Firenze, 2 aprile 2020

Una città d’arte colta da pandemia è un bellissimo vestito da sera appeso in un armadio.

Tutto si fa silenzio, tutto si svuota degli sguardi che da migliaia di chilometri e oltre hanno varcato oceani e montagne per vedere questo luogo magico, il luogo dove ebbe inizio il Rinascimento ed il luogo in cui sono nata.

Firenze culla di un nuovo rinascimento culturale, umano, vivo.

In questo momento storico, più che mai, abbiamo compreso di essere nati a bagno nel linguaggio (Lacan).

Siamo fatti di parole, di linguaggio, siamo scolpiti nelle nostre identità primordiali dalle parole e dal linguaggio dell’altro.

Molto spesso, quando qualcuno ci invita a parlare di noi, parliamo inesorabilmente degli altri, della nostra origine connessa (quale radice di tutti i nostri mali o risorsa di ogni nostra rinascita).

Lacan dà un’immagine potente della vita umana e della condizione umana tutta: quella del figlio evocando al contempo la leggenda dello “schiavo messaggero”.

Colui che inviava il messaggio lo scriveva sulla nuca dello schiavo in modo tale che il messaggero potesse portare il messaggio senza poterlo leggere.

Tutti noi siamo nella condizione dello schiavo messaggero, ognuno con il proprio messaggio da  consegnare al mondo. La prima scritta è il nostro nome proprio che altro non è che l’effetto della scelta di un altro. Dall’altro veniamo e all’altro dobbiamo tornare.

Abbiamo deciso di aprire questo blog proprio per leggere, ognuno dietro la nuca dell’altro, il messaggio che reciprocamente portiamo nel mondo come esseri umani, professionisti, donne uomini, cittadini, preziosi unici irripetibili nell’unicita’ del nostro proprio senso tutto da scoprire proprio come sfogliare una cipolla. Per molti di noi la comprensione della realtà conduce a sofferenza ma se tale comprensione si  dipana “A propria lode di aureole, da sé si avvolge in tondo” le nostre storie di esseri umani divengono qualcosa di nostro un’unica cosa.

Va costruito individualmente e socialmente, un ponte che ci conduca verso il futuro ricordandoci sempre che l’unico tempo dell’esistenza è qui ed ora.

Tanti di noi, ognuno dalla sua attuale condizione di clausura a causa di una pandemia mondiale che ha colpito in maniera feroce il nostro Paese, abbiamo continuato a pensare, ad essere punti di riferimento vivi, gli uni per gli altri.

Non sono una nativa digitale, data l’età. Ricordo benissimo una mattina in classe al liceo. Filtrava il sole dalla finestra ed io mi misi ad osservare il mio vocabolario dalla copertina rossa. Una parte della costola si era staccata, mostrava la trama, quello che teneva tutte quelle pagine insieme era nient’altro che garza e colla, filo e carta.

Il simbolo dell’hashtag, mi evoca l’immagine di quella garza bianca un po’ ingiallita dalla colla, che preziosa teneva insieme decine e decine di pagine diverse, con significati diversi,  ma tutti utili al mio sapere, alla scoperta del mio pensiero, di me.

In questo momento storico siamo pagine volate nel vento.

Ognuna racconta una storia, ognuna ha un senso in sé foss’anche bianca. Il non scritto, il non detto a volte urlano nel loro candido silenzio più di mille parole.

A noi quindi la grande occasione di correre più veloci del vento a recuperare le nostre pagine volate, i nostri sogni, le nostre identità, le nostre storie che continuano nonostante la tempesta, l’isolamento.

L’arte, la cultura i diritti fondamentali la ricerca del proprio senso nel mondo non devono finire non devono smettere di essere guardati. Il tempo della vita di un essere umano non deve mai tradursi in una attesa senza riflessione.

Siamo tutti collegati, che ci piaccia o no, e la lezione che la Storia ci sta dando in questo momento è che la Natura è sostanzialmente e indifferentemente democratica nel bene e nel male.

Così abbiamo deciso di essere garza colla e filo, mettendo insieme i nostri pensieri. Il pensiero umano è certamente più contagioso di un virus.

Questo è dimostrato dai grandi della storia dagli antichi maestri con il fuoco antico che giunge ancora oggi qui dato che le loro idee continuano a camminare sulle nostre gambe viventi.

Che il pensiero di ognuno di noi, quindi, sia quella pagina quel velo di cipolla che se si sfoglia non si trova un nucleo ma che ha senso in sé nella sua interezza. A noi che “resta negata l’idiozia della perfezione” non rimane che unirsi in veli di pensieri e formare una grande splendida cipolla gagliarda. Un proverbio dice che anche il viaggio più lungo inizia da un passo. Che il viaggio sia lungo e lieto. Con gratitudine alla Vita per ogni idea creativa che ci invia ed a Voi, desidero che il mio pensiero unito al vostro sia garza colla e filo. Inesorabilmente la storia va scritta a più mani.

Cristina Moschini

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